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Shock culturale: crescere sfidando le diversità

Shock culturale: crescere sfidando le diversità

Ti senti sopraffatto dall’ansia, provi un senso di smarrimento, disorientamento e confusione? Forse è perchè ti sei trasferito di recente in un altro paese, hai cambiato stile di vita e ti stai confrontando con un ambiente sociale e culturale diverso.

Fermati un attimo e respira. E’ tutto normale, davvero. Stai sperimentando sulla tua pelle ciò che gli antropologi hanno già diagnosticato da tempo: lo shock culturale.

Andiamo a vedere insieme cos’è e com’è nato, dopo aver letto l’articolo capirai che lo spirito di adattamento dell’uomo è stato il motivo per cui la specie umana è stata in grado di evolversi nei secoli.

Il termine “culture shock” fu coniato dall’antropologa statunitense Cora Du Bois nel 1951, nel tentativo di descrivere il senso di smarrimento che gli stessi antropologi provavano nelle prime settimane di contatto con culture differenti. Lo stato d’ansia venne da lei attribuito alla perdita dei punti di riferimento, classico fenomeno dovuto al distacco dalla routine e all’allontanamento dalla propria comfort zone. Per punti di riferimento si intendono sia quelli fisici (familiarità delle strade, edifici, luoghi di incontro) ma soprattutto quelli interpersonali: lo smarrimento intacca quindi le relazioni e la sfera comunicativa. Questa instabilità si riflette in una sensazione di insicurezza e confusione, spesso di abbandono e solitudine. Tutti hanno delle giornate no e la difficoltà nel superarle aumenta data la distanza dalle persone care. Un semplice gesto proveniente da qualcuno di cui ci fidiamo e a cui ci legano anni di affetto può facilmente svoltare il nostro umore: un abbraccio, un consiglio, il lasciarsi andare al pianto.

La reazione fisiologica a questi sentimenti è una sorta di rifiuto verso il nuovo ambiente e una tendenza ad esaltare il luogo d’origine, al quale si tende ad attribuire un valore spropositato.

La teoria delle quattro fasi

Nel 1954 l’antropologo canadese Karlevo Olberg, riprendendo il termine coniato dalla collega Cora pochi anni prima, allargò il significato a tutte quelle persone che viaggiano all’estero e si confrontano con nuovi usi e costumi. Olberg individuò quattro fasi distinte che possono essere soggette a variazioni a seconda del soggetto, al paese d’origine e al paese d’arrivo. Vediamole una per una.

  • Luna di miele

Può andare da un minimo di due settimane a un massimo di sei mesi. Ciò che la caratterizza è l’essere affascinati da tutto ciò che è diverso. Si interpreta il mondo con spirito romantico, si filosofeggia sulle differenze e le similitudini tra le due culture, si è affascinati dal nuovo, si può facilmente sfociare nell’idealizzare lo stesso.

  • Crisi

Il senso di novità va scemando, ad accrescersi sono i sentimenti di delusione e frustrazione. Gli eventi stressanti (trasferimento in una nuova casa, scuola, nuovi amici, lingua straniera) iniziano ad avere più peso rispetto all’eccitamento iniziale. Il senso di disagio sembra sopraffarci.

  • Aggiustamento

La consapevolezza della nuova situazione porta ad una più agile accettazione del nuovo. L’attitudine torna positiva, l’autoironia riesce a farci sdrammatizzare quelle difficoltà che prima sembravano tragedia.

  • Accettazione e adattamento

Finalmente si torna nella comfort zone! In questa fase ci si sente a proprio agio all’interno della nuova cultura, della quale si accettano seriamente usi e costumi, si smette di fare paragoni, ci si lascia alle spalle l’atteggiamento di presunzione e di superiorità. La presa d’atto del fatto che il diverso sia diverso, l’andare oltre quei giudizi di valore, volti a categorizzare le esperienze necessariamente come superiori o inferiori ai nostri punti di riferimento, ci consente finalmente di apprezzare quello che viene e di comprenderlo in profondità.

L’astenersi dal giudizio ci porta a fare di ciascuna esperienza un tesoro, tanto prezioso che si finisce paradossalmente con il provare un senso di nostalgia verso il paese che ci ha accolto. E non solo verso il paese, ma anche verso quel senso di avventura, scoperta, imprevisto che caratterizza i mesi di adattamento.

Mettersi alla prova significa anche in qualche modo soffrire e affrontare delle difficoltà, è inevitabile. E’ il prezzo da pagare per crescere.

E tu? Sei pronto ad iniziare la tua avventura?


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